I RAGNI SULL’AIGUILLE DU DRU DALLA VOIE LESUEUR

I RAGNI SULL’AIGUILLE DU DRU DALLA VOIE LESUEUR

Da tempo David Bacci e Giacomo Mauri avevano un sogno nel cassetto: salire la parete Nord del Grand Dru, l’epica vetta del gruppo del Monte Bianco. Tra notti trascorse in macchina e neve marcia dove sprofondare, i due alpinisti completano la prova in un lungo abbraccio liberatorio.
La Voie Lesueur, aperta dai fratelli Lesueur nel 1952, è diventata un riferimento per tutti gli appassionati di misto moderno. La via, che oppone difficoltà di M7+ e 6B per 900 metri, raggiunge la cima del Grand Dru a 3754 metri, punto culminante dell’Aiguille du Dru costituita da due cime, vicine ma distinte, chiamate rispettivamente Grand e Petit Dru (3733 s.l.d.m.) sulla parete Nord del massiccio del Monte Bianco.
 
Questo è lo scenario storico, ed ora veniamo ai fatti. Il 20 febbraio Giacomo Mauri, riceve la chiamata di David Bacci che lo invita a scalare sul massiccio del Monte Bianco: David ha da anni il sogno di salire durante l’inverno la parete Nord del Dru in stile piolet traction. Nonostante le poche conoscenze della zona, Giacomo, non nuovo alle difficoltà delle pareti nord, accetta la proposta. Il suo curriculum parla chiaro: nel marzo del 2022, insieme al compagno di cordata Federico Secchi, ha salito la parete Nord dell’Eiger dalla storica via Heckmair; a ottobre 2021 ha ripetuto, insieme allo stesso David Bacci, la via Bonatti sulla Nord del Cervino, un’altra salita storica e di grande impegno.
 
Una coppia, una cordata.
I due alpinisti, già compagni di cordata anche in Canada, decidono di trovarsi il pomeriggio, dormire in macchina a Chamonix per poi prendere la mattina la prima seggiovia delle piste di Grands Montets e arrivare a Bochard. Da lì calarsi per raggiungere la Mer de Glace e poi risalire fino alla base del Dru.
 
«Tra lo zaino pesante, un po’ di quota e un ‘piccolo’ problema con gli sci da alpinismo arrivo all’attacco della via davvero provato, tant’è che sono parecchio dubbioso se abbia senso iniziare ad attaccare – racconta Giacomo - ma David è un tipo davvero tosto e fra la sua motivazione e un po’ di riverenza mi convinco che è giusto partire». I due alpinisti attaccano per le 13, consapevoli che non è proprio l’ora giusta per attaccare una parete di questo genere, ma l’obiettivo è salire più metri possibili e bivaccare dove fattibile.
Energie da conservare di fronte all’imponenza del massiccio.
I due partono veloci per i primi tiri poi il terreno diventa più complesso e il ritmo diminuisce: «Da qui inizia la vera via, David è capocordata mentre io, un filo più stanco, lo seguo da secondo» commenta Giacomo. «Alle otto di sera, alla luce delle frontali, riusciamo a scavare una ‘comoda’ piazzola da bivacco dove trascorriamo la notte» ricorda Giacomo, e alla mattina presto i due ripartono all’attacco.
Fessure yosemitiche intasate di ghiaccio richiedono tutti i trucchi del mestiere: come il giorno precedente David sale per primo e Giacomo dietro impreca cercando di togliere i friends.  Le condizioni sono così buone che scalare la parete è un piacere.
«A mezzogiorno arriviamo al Couloir Nord, da lì sarebbe facile continuare su per il nastro di ghiaccio, ma decidiamo di lasciarlo accanto e proseguire lungo la linea originale puntando al Gran Dru». A questo punto Giacomo dà il cambio a David come primo di cordata e sale altri 2 tiri di misto non semplici che portano a una bella rampa di neve che li conduce fino in vetta! Alle 14:00 i due Ragni di Lecco raggiungono la cima: «Felicissimi e soddisfatti, ma anche consapevoli di fare i conti con le nostre energie per affrontare il ritorno» sottolinea Giacomo.
 
Non è finita finché non è finita.
La discesa risulta relativamente semplice, seppur abbastanza lunga. Ridiscesi alla base del Dru i due mangiano qualcosa di veloce e iniziano la discesa con gli sci che li riporta fino alla base del canale che ora devono risalire. Qui torna un po’ di tensione: la neve è marcia, si affonda fino al ginocchio, i due sono parecchio stanchi ma lucidi quanto basta per risbucare sulle piste. Un piccolo urlo di gioia e la felicità di essere su un terreno molto più tranquillo: «Ci stringiamo in un forte abbraccio prima di ridiscendere con gli sci lungo le piste» sorride Giacomo mentre lo racconta. Ma non è ancora finita: li aspetta un hamburger e una notte in macchina. La mattina successiva il rientro a casa, nel silenzio del viaggio i pensieri corrono già alla prossima vetta.

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